CATANIA – LETTERA DI UNA STUDENTESSA CATANESE

Da Daniela Giuffrida

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di una studentessa che lo scorso 1° febbraio, insieme ad un gruppo di altri universitari, ha partecipato alla riapertura dell’Hotel Costa. Ricordiamo che nella serata dello stesso giorno, il gruppo di giovani è stato forzatamente “invitato” a lasciare la struttura già adibita a “studentato” negli anni scorsi, orma chiusa da otto anni.

 

“Ho meditato molto prima di scrivere questa lettera, perché non è mai facile esporsi, dire ciò che realmente si pensa in questo mondo in cui è sempre meglio essere “conformi”. Ho scelto di scrivere, però, perché ho pensato che se non lo avessi fatto io, probabilmente non lo avrebbe fatto nessuno.

Sono una delle studentesse che giovedì 1 febbraio ha partecipato alla ri-apertura dell’ Hotel Costa, residenza universitaria, per 8 anni rimasta chiusa e di cui centinaia di studentesse e studenti universitari hanno scontato l’ingiustizia di essere idonei ma non assegnatari di alloggi. “Ne avresti diritto, ma non possiamo garantirtelo” hanno scritto nero su bianco le istituzioni universitarie e regionali.

Questa residenza è costata a tutti noi 23 milioni di euro negli ultimi trent’anni. Affitti pagati ai soliti noti: banche, immobiliaristi. Ultimo proprietario il Credito Siciliano, che ha acquisito l’immobile per darlo immediatamente in leasing alla società di Alfio Luciano Massimino. Costruttore, nipote dell’ex presidente del Catania Calcio, coinvolto nell’inchiesta Town Hall sulla mafia nel Comune di Mascali.

Ma il mio non è un mero attacco alla proprietà, che si è presentata cordialmente ma che visto come sono andati i fatti sarà abituata a fare il doppio gioco. Non voglio nemmeno elencare tutte le carenze e le peripezie che in questi anni l’ ERSU e l’Università ci hanno fatto vivere. Nè ancora parlare del Questore che ha pensato di potersi arrogare il diritto di trattare un’istanza sociale come disordine pubblico; di sguinzagliare i cani da guardia per difendere i privilegi di chi si arricchisce sulla nostra pelle.

Io voglio parlare di noi, studenti e studentesse, senza futuro, senza presente. Di quegli studenti strattonati fuori dalla polizia, trattati come criminali, circondati e portati in questura.

Quando ero piccola, mia nonna citava sempre quella “gioventù bruciata”, oggi questo termine è scomparso, forse perché noi giovani più che “bruciati” siamo immobili, automatizzati e sedati in una routine quotidiana lezione, studio, dormo, ogni tanto qualche birra e qualche serata danzante. E mentre viviamo ogni giorno gli stessi ritmi inseguendo gli appelli ordinari e straordinari, intorno a noi tutto va sempre peggio. Sempre meno posti a sedere, sempre più cari i libri, sempre più cari gli affitti, sempre più improbabili le borse di studio, un lavoretto decente, un po’ di tempo da dedicarci.

Così ad un certo punto, ho scelto di dire basta, sono forse pazza per questo?

Ciò che mi preoccupa di più è l’immagine (sempre più diffusa) che si ha di scioperi, lotte e proteste sociali in genere. «Uno sciopero non ha nulla di positivo», ha dichiarato poco tempo fa uno dei rappresentanti. Eppure, come mostra la storia, uno sciopero per essere efficace ha bisogno proprio di “andare fuori dalle regole”. È esattamente quello che facevano i braccianti del primo ‘900: rifiutavano di coltivare la terra – anche per settimane, e non per qualche giorno – a discapito della produzione.

Certo non si può paragonare gli studenti (i danneggiati di oggi) ai vecchi braccianti, ma è anche vero che oggi una lotta, per essere producente deve essere reale. Può sembrare brutto dire che lottare per i propri diritti voglia dire non essere sempre in linea con la “legge”, ma è così che funziona.

Dobbiamo veramente credere che la soluzione sia bendarci gli occhi e abbandonare la nostra terra? Dobbiamo veramente andarcene altrove? Dobbiamo restare soli nel nostro individualismo? Aprire l’Hotel Costa ha significato per noi fare una scelta, avere cura del nostro presente, del presente di tutti. Quello che ho visto negli ultimi vent’anni mi da il voltastomaco e sono disillusa, mai realmente ascoltata. Ma proprio noi, studenti e studentesse che ci nutriamo di cultura non possiamo mollare, perché sappiamo che la storia, l’ha scritta chi non si è arreso e c’ha creduto.

Non mi interessa trasformare la nostra battaglia in una “lezione” per gli studenti, ma la nostra protesta deve continuare fino al conseguimento dell’obiettivo. Dobbiamo farlo per noi, noi giovani studenti che ormai abbiamo dimenticato cosa significhi e cosa comporti, in termini di costi e benefici, una battaglia, sulla nostra pelle, certo, ma anche per la nostra pelle. Faccio già parte di quel 60% di giovani disoccupati che in Sicilia hanno scelto di restarci, faccio già parte di quel 50% di studenti che avrebbero diritto all’alloggio ma non lo hanno garantito per indisponibilità.

Ho fatto una scelta, abbiamo fatto una scelta: Ora basta! E tu?”

 

*foto di Orazio Vasta

daniela giuffrida

Autrice - International Member – GNS PRESS ASSOCIATION Scrittrice e Blogger freelance. Collabora con alcune testate on-line nazionali e siciliane. Attivista No Muos. Di cuore siciliano, instancabile attivista e documentarista delle lotte sociali, degli accadimenti della propria terra e non solo.

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