MILETO (VIBO V.) – DALLA CULTURA DELLA LEGALITA’ ALLA CULTURA “PER” LA LEGALITA’

di Daniela Giuffrida

 

Convinti che il patrimonio culturale di una regione giochi un importante ruolo nel favorire il senso di appartenenza al proprio territorio – utile”antidoto”contro criminalità organizzata e malcostume in generale – alcune associazioni culturali del vibonese hanno promosso ieri un incontro-evento dedicato alla legalità che ha visto coinvolti luoghi di cultura, associazioni, scuole e società civile: tutti insieme in una perfetta sinergia di intenti.

“Mio figlio era uscito a mangiare un panino e sono andata a trovarlo in obitorio”. Così Marzia Luccisano racconta, con voce rotta dall’emozione, del suo Francesco, assassinato da un coetaneo nel corso di una lite scoppiata per una ragazzina contesa.

Teatro dei fatti, accaduti lo scorso 29 maggio 2017, le campagne calabresi di Mileto, in provincia di Vibo Valentia. Fra due quindicenni scoppia una lite, volano parole forti, poi una pistola e infine il silenzio: in terra, freddato da quella pistola che non avrebbe dovuto trovarsi nelle mani di Alex Petitto, quindici anni, rimane Francesco Lamberti Prestia, quindicenne anch’egli. Il ragazzo viene ritrovato con le mani in tasca in un luogo che, probabilmente, non è nemmeno quello in cui è stato consumato il delitto. Alex Petitto confessa dopo poche ore.

Fin qui la cronaca. Ieri 30 agosto, però, Marzia Luccisano ha potuto ancora una volta dare sfogo a tutta la propria rabbia, al dolore  proprio e dei propri cari, sopravvissuti ad una sofferenza immane, raccontando lo strazio del ritrovarsi non solo privata del suo ragazzo ma anche vittima di una pena  banale per un delitto tanto grave: il giovane assassino è stato condannato a 14 anni di reclusione al termine di un processo celebrato con rito abbreviato. Oltre alla riduzione della pena (dovuta alla scelta di quella procedura penale) all’imputato sono state riconosciute attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti ed altre attenuanti legate alla giovane età, tutti questi “elementi” ridurranno la pena di un terzo così quei 14 anni forse diventeranno otto.

“Il giudice ha detto che la pena serve per recuperare il ragazzo, forse sconterà otto anni e appena fuori potrà tornare ad uccidere perchè LUI non si è pentito del suo crimine – dice la mamma del ragazzino assassinato – si, ha chiesto perdono, ma che pentimento è se non ha voluto raccontare come sono andati i fatti e nemmeno dire dove ha nascosto la pistola?”.

La Mamma di Francesco, affranta dal dolore così è intervenuta durante la manifestazione tenutasi all’interno del Parco Archeologico di Mileto “Città di Ruggero”, organizzata da Libera-contro le Mafie in collaborazione con il Cantiere Musicale Internazionale e  promossa dalle Ass. ApertaMente e Mnemosyne di Vibo Valentia.

Scrive Ghiselda Pennisi, responsabile per la comunicazione dell’ Ass. Mnemosyne: “Cosa dire ad una madre che vede uscire il figlio di casa “per un panino e lo ritrova all’obitorio”? Non esistono parole che possano servire a consolarla, nessun suono potrà mai rendere giustizia ad una donna che sta sopportando già, di per sé, uno dei dolori più innaturali, cioè quello di sopravvivere al proprio figlio… a maggior ragione in questa circostanza. Un figlio che forse muore ogni volta che lei incrocia lo sguardo di chi sembra non aver compreso ciò che ha fatto, un figlio ucciso di nuovo da un giudice che con la sua sentenza forse “ha firmato la condanna a morte di altri ragazzi”. E che continua a morire nel silenzio e nell’indifferenza.

Grazie Marzia per la tua presenza! Grazie per la tua Forza!”

 

daniela giuffrida

Autrice - International Member – GNS PRESS ASSOCIATION Scrittrice e Blogger freelance. Collabora con alcune testate on-line nazionali e siciliane. Attivista No Muos. Di cuore siciliano, instancabile attivista e documentarista delle lotte sociali, degli accadimenti della propria terra e non solo.

Lascia un commento