MARGUERITE ANN JOHNSON – MAYA ANGELOU: UNA SIGNORA AFROAMERICANA
Di Daniela Giuffrida
“Se cerchi sempre di essere normale non saprai mai quanto puoi essere straordinario” ed ella, “normale” non lo fu mai. Nata a Saint Louis il 4 aprile 1928, Marguerite Ann Johson, nota come Maya Angelou, è stata figlia del suo tempo, ne ha vissuto e subito i limiti, superandoli fino a diventare un’ importante esponente della cultura afroamericana nel mondo.
La sua biografia è ricchissima di eventi e di incontri importanti e varie fonti raccontano di come sia diventata madre a soli diciassette anni, di come abbia svolto lavori diversissimi fra loro: dai più umili (fra i quali la tranviera, la cameriera, la cuoca, la mezzana, la prostituta, la spogliarellista) ai più prestigiosi che l’hanno vista attiva nel movimento per i diritti civili a fianco di Malcolm X, conosciuto nel Ghana e, dopo il suo assassinio, accanto a Martin Luther King, Jr.
Ha fatto anche la ballerina e la cantante; entrando a far parte del cast dell’opera di George Gershwin Porgy and Bess: é stata giornalista in Egitto e insegnante nel Ghana durante il periodo della decolonizzazione; coordinatrice dell’associazione per i diritti civili Southern Christian Leadership Conference, compositrice, scrittrice, attrice, autrice, regista e produttrice di drammi teatrali e di programmi televisivi. Ha insegnato alla Wake Forest University di Winston-Salem, nella Carolina del Nord, spegnendosi a Winston-Salem, il 28 maggio 2014.
Mi piace ricordarla oggi, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, perchè rappresenta a mio avviso un esempio di quella forza, di quel coraggio e di quella sana determinazione che ogni Donna dovrebbe possedere e far valere SEMPRE.
Ancora mi sollevo (St, 1978.
Puoi svalutarmi nella storia
Con le tue amare, contorte bugie,
Puoi schiacciarmi a fondo nello sporco
Ma ancora, come la polvere, mi solleverò
La mia impertinenza ti infastidisce?
Perché sei così coperto di oscurità?
Perché io cammino come se avessi pozzi di petrolio
Che pompano nel mio soggiorno
Proprio come le lune e come i soli,
Con la certezza delle maree,
Proprio come le speranze che si librano alte,
Ancora mi solleverò
Volevi vedermi distrutta?
Testa china ed occhi bassi?
Spalle che cadono come lacrime,
Indebolita dai miei pianti di dolore.
La mia arroganza ti offende?
Non prenderla troppo male
Perché io rido come se avessi miniere d’oro
Scavate nel mio giardino
Puoi spararmi con le tue parole,
Puoi tagliarmi coi tuoi occhi,
Puoi uccidermi con il tuo odio,
Ma ancora, come l’aria, mi solleverò.
La mia sensualità ti disturba?
Ti giunge come una sorpresa
Che io balli come se avessi diamanti
Al congiungersi delle mie cosce?
Fuori dalle capanne della vergogna della storia
Io mi sollevo
In alto, da un passato che ha radici nel dolore
Io mi sollevo
Sono un oceano nero, agitato e vasto,
Sgorgando e crescendo genero nella marea.
Lasciando dietro notti di terrore e paura
Io mi sollevo
In un nuovo giorno che è meravigliosamente limpido
Io mi sollevo
Portando i doni che i miei antenati hanno dato,
Sono il sogno e la speranza dello schiavo.
Io mi sollevo
Io mi sollevo
Io mi sollevo
—
Still i rise
You may write me down in history
With your bitter, twisted lies,
You may tread me in the very dirt
But still, like dust, I’ll rise.
Does my sassiness upset you?
Why are you beset with gloom?
‘Cause I walk like I’ve got oil wells
Pumping in my living room.
Just like moons and like suns,
With the certainty of tides,
Just like hopes springing high,
Still I’ll rise.
Did you want to see me broken?
Bowed head and lowered eyes?
Shoulders falling down like teardrops.
Weakened by my soulful cries.
Does my haughtiness offend you?
Don’t you take it awful hard
‘Cause I laugh like I’ve got gold mines
Diggin’ in my own back yard.
You may shoot me with your words,
You may cut me with your eyes,
You may kill me with your hatefulness,
But still, like air, I’ll rise.
Does my sexiness upset you?
Does it come as a surprise
That I dance like I’ve got diamonds
At the meeting of my thighs?
Out of the huts of history’s shame
I rise
Up from a past that’s rooted in pain
I rise
I’m a black ocean, leaping and wide,
Welling and swelling I bear in the tide.
Leaving behind nights of terror and fear
I rise
Into a daybreak that’s wondrously clear
I rise
Bringing the gifts that my ancestors gave,
I am the dream and the hope of the slave.
I rise
I rise
I rise.