Dal pesce al pescecane passando per il canile

Di Giuseppe Gentile

Un giorno in un mare sconosciuto un branco di pesci sconosciuti si stancarono di essere cibo per pescecani.

Decisero di avviare una azione “paracadute” e col metodo del passaparola si diedero appuntamento presso un angusto anfratto sottomarino.

Giorno ed ora erano stati fissati ma le adesioni sembravano parecchio timide. Giunto il momento si ritrovarono molti di più di quanto avessero pensato. La situazione era molto delicata. Il pescecane poteva essere preso alla sprovvista e costretto alla fuga. Sarebbe stata la prima volta nella storia dei mari.

Quello che non mi è chiaro? Perchè gli altri pesci (anch’essi facili prede del pescecane) si stiano affannando a delegittimare l’azione di questi pesci…

Eppure se il pescecane tenta di fare la vittima è proprio perchè (per la prima volta) il debole ha capito che ha bisogno di essere solidale ed unito all’altro debole per poter mettere in fuga il presunto forte, la vittima dell’ingiustizia deve collaborare con le altre vittime di ingiustizia affinchè la giustizia cambi il suo corso, il discriminato deve esprimere la sua indignazione e metterla in comune con gli altri discriminati se vuole che la dignità riacquisti il posto che le compete…

Potrei continuare con gli esempi ma… vorrei tanto capire come mai si contestano i valori che questi “insignificanti” pesci esprimono. Capisco che lo faccia il pescecane… ma perchè pure gli altri pesci piccoli?

Temono di restare in ombra? Temono che nasca il partito dei pesci deboli e ribelli?

Mah!

Lascia un commento