Mario Dondero, professione: fotoreporter

Di Daniela Giuffrida

Mario Dondero, vera leggenda della fotografia, si è spento lo scorso 13 dicembre a 87 anni, nella sua casa di Fermo.

Era nato a Milano nel 1928, a 16 anni, era già nelle brigate partigiane della Val D’Ossola: “Diventare partigiano era la scelta più naturale che un cittadino onesto dovesse fare” diceva parlando di sé stesso.

La sua lunga vita lo ha visto protagonista di una stagione artistica straordinariamente ricca di forti personalità, quella del Neo Realismo sviluppatasi nel secondo dopoguerra nella Milano della Cederna, nella Roma di Moravia e  Pasolini, nella Napoli di Mimmo Rotella, per citare solo qualche nome.

I suoi incontri straordinari con i tanti protagonisti della storia del Novecento, da Castro a Neruda, da Ionesco a Panagulis, dalla Callas a García Márquez a Gino Strada e quelli con tutti gli altri scrittori, artisti, poeti, giornalisti e registi, così come gli scatti “vissuti” con la gente comune, che la sua grande sensibilità ha portato ad amare incondizionatamente, ne hanno fatto un grandissimo fotoreporter.

Ci piace ricordarlo con parole dello stesso Dondero, riportate da Genio Chiara sul suo blog.  

(https://geniochiara.wordpress.com/2015/12/16/omaggio-a-mario-dondero/)

“Prima di diventare un fotoreporter, quand’ero cronista di nera e andavo in commissariato col fotografo che mi accompagnava, il mio collega con la macchina fotografica lo facevano accomodare fuori dalla stanza del funzionario.

La persona importante era il giornalista, non certo quello che scattava. Direi che in Italia c’è stata della fotografia un’idea “servile”: vieni qua a fotografare l’onorevole, l’impresario, l’attore. Poco rispetto insomma. Poco rispetto innanzi tutto per la persona e poco rispetto per la professione. Quella del fotogiornalista ha invece un peso spesso determinante: racconta i fatti con una sequenza di immagini il più possibile vicine alla realtà, senza mistificazioni, senza costruzioni.”

Mario Dondero dal libro Lo scatto umano: Viaggio nel fotogiornalismo da Budapest a New York.

Il gruppo del Nouveau Roman, Parigi 1959. Foto di Mario Dondero.
Il gruppo del Nouveau Roman, Parigi 1959. Foto di Mario Dondero.

“Stavo facendo, insieme a Giancarlo Marmori, un reportage per L’Illustrazione italiana. Era il 1959.

Eravamo all’interno dei locali delle edizioni Minuit e c’erano diversi scrittori che discutevano. A me venne l’idea di portarli fuori e di fotografarli. C’erano, tra gli altri, Claude Simon, Alain Robbe-Grillet, Nathalie Sarraute, e Samuel Beckett, del quale era nota l’allergia a farsi ritrarre o intervistare. Li feci sistemare in modo che non sembrasse l’istantanea di una squadra di calcio e venne fuori questa foto di gruppo molto particolare. Robbe-Grillet scrisse che quell’immagine era all’origine del nouveau roman, poi seguirono alcune tesi di laurea e io divenni, mio malgrado, il fotografo che aveva immortalato la grande letteratura. Quella immagine mi ha inseguito tutta la vita. Mentre la foto che scattai clandestinamente a Panagulis, durante il processo in Grecia, non ha avuto eguale fortuna.”Il fotografo è scomparso il 13 dicembre 2015.

Mario Dondero 2002
Mario Dondero 2002

 

Dal Corriere della Sera “Il mondo di Piero della Francesca, contadino della regione di Sansepolcro, 2002 (© Mario Dondero)”

daniela giuffrida

Autrice - International Member – GNS PRESS ASSOCIATION Scrittrice e Blogger freelance. Collabora con alcune testate on-line nazionali e siciliane. Attivista No Muos. Di cuore siciliano, instancabile attivista e documentarista delle lotte sociali, degli accadimenti della propria terra e non solo.

Lascia un commento