“Perciò odio questi capodanni”

Di Daniela Giuffrida

 

Vincitore nel 1911 di una borsa di studio bandita dal Collegio Carlo Alberto di Torino, Antonio Gramsci, aveva subito lasciato la sua Sardegna, per frequentare la facoltà di Lettere, presso l’Università del capoluogo piemontese. Aveva 25 anni e si era appena laureato, quando scrisse questo editoriale per il foglio piemontese dell’Avanti all’interno della rubrica torinese “Sotto la Mole”

In quel periodo scriveva anche per il giornale socialista “Il grido del popolo” e pubblicava di tutto e su tutto: dalla cronaca torinese alle note di costume, dalle recensioni dei libri alla critica teatrale, dai commenti sulla situazione politica italiana ed estera agli articoli di “polemica” politica. Fra i più grandi pensatori e politici del nostro paese, solo cinque anni più tardi, avrebbe fondato insieme ad Umberto Terracini, Amadeo Bordiga ed altri, il Partito Comunista Italiano.

Della sua brevissima vita ci resta una cospicua produzione letteraria, ma ci piace ricordarne questo editoriale perché crediamo si tratti di una riflessione attenta su quanto accadeva un secolo fa e accade, ancora oggi, all’uomo che ama definirsi “moderno”. Così come allora, anche oggi l’uomo pretende di ridurre la Storia ad un insieme di “date” da ricordare e, la vita stessa, ad “un’azienda commerciale – come ricorda lo stesso Gramsci – col suo bravo consuntivo e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione” come se non fosse, invece, un continuo fluire di avvenimenti.

Ringraziamo Genio Chiara per averlo offerto alla nostra attenzione, attraverso il suo Blog (http://wp.me/p6s9Tl-fshttp://wp.me/p6s9Tl-fs).

gramsci

“Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.

Dicono che la cronologia è l’ossatura della storia; e si può ammettere. Ma bisogna anche ammettere che ci sono quattro o cinque date fondamentali, che ogni persona per bene conserva conficcate nel cervello, che hanno giocato dei brutti tiri alla storia. Sono anch’essi capodanni. Il capodanno della storia romana, o del Medioevo, o dell’età moderna.

E sono diventati così invadenti e così fossilizzanti che ci sorprendiamo noi stessi a pensare talvolta che la vita in Italia sia incominciata nel 752, e che il 1490 0 il 1492 siano come montagne che l’umanità ha valicato di colpo ritrovandosi in un nuovo mondo, entrando in una nuova vita. Così la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al cinematografo si strappa il film e si ha un intervallo di luce abbarbagliante.

Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore.

Nessun travettismo spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse. Nessun giorno di tripudio a rime obbligate collettive, da spartire con tutti gli estranei che non mi interessano. Perché hanno tripudiato i nonni dei nostri nonni ecc., dovremmo anche noi sentire il bisogno del tripudio. Tutto ciò stomaca.

Aspetto il socialismo anche per questa ragione. Perché scaraventerà nell’immondezzaio tutte queste date che ormai non hanno più nessuna risonanza nel nostro spirito e, se ne creerà delle altre, saranno almeno le nostre, e non quelle che dobbiamo accettare senza beneficio d’inventario dai nostri sciocchissimi antenati.

Antonio Gramsci, 1 gennaio 1916, Avanti!, edizione torinese, rubrica Sotto la Mole.

daniela giuffrida

Autrice - International Member – GNS PRESS ASSOCIATION Scrittrice e Blogger freelance. Collabora con alcune testate on-line nazionali e siciliane. Attivista No Muos. Di cuore siciliano, instancabile attivista e documentarista delle lotte sociali, degli accadimenti della propria terra e non solo.

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