SAMAN COME VINCENZA N. – DONNE “GIUSTIZIATE” IN NOME DEL NULLA

Di Daniela Giuffrida

La cronaca ha raccontato in questi giorni, con dovizia di particolari, della morte di Saman Abbas, la ragazzina pakistana uccisa a Novellara e qualcuno ha voluto paragonarla alla morte assurda di Vincenza N. una diciassettenne di Mazara del Vallo che, settanta anni fa, venne scaraventata dal padre sotto un treno perché colpevole di aver “leso” l’onore della famiglia.

Due fatti di sangue estremamente duri, due delitti incredibili e inaccettabili ancor di più perché autori e mandanti furono settanta anni fa, così come oggi, i genitori. Sembra assurdo che un genitore pur di proteggere l’onore della propria famiglia, del proprio “nome”,  dimentichi di aver amato (ma è poi davvero così?) la creatura che ha messo al mondo e decida di lavare col sangue di lei l’onta arrecata al “suo onore”. Ma questo è successo, questo accade ancora oggi.

Saman voleva studiare, non voleva sposare chi gli era stato affibbiato come futuro sposo dalla sua famiglia, così il padre ha delegato uno zio a fare “giustizia”; Vincenza era stata stuprata dal fratello–bestia, era rimasta incinta e per settimane la famiglia aveva cercato di convincerla a suicidarsi ma lei era solo una ragazzina che, per quanto offesa e massacrata nell’anima, voleva vivere. “Non ti ammazzi? Non lo fai tu? Allora lo faccio io!” le disse il padre–orco una sera e la spinse sotto un treno in corsa.

Se andiamo a cercare fatti simili su internet ne troviamo quanti non vorremmo e ci rendiamo conto che in tantissimi paesi nel mondo, il cosiddetto “delitto d’onore” esiste ed è praticato come una consuetudine senza che alcuna legge intervenga.

L’argomento è decisamente “spinoso” ma non per questo da evitare, anzi, è esattamente il contrario e così decido di ascoltare il parere di più persone, politicamente impegnate. Quella che segue non è una vera intervista quanto piuttosto una chiacchierata fra amici. Il mio interlocutore è Renato Accorinti, attivista, politico, già sindaco di Messina, pacifista e convinto assertore dei diritti umani.

Vincenza N., settanta anni fa siciliana in Sicilia, Saman Abbas oggi, pakistana in Emilia Romagna. Credi si possa fare un confronto fra i due fatti?

Sì, sia la morte di Saman che quella di Vincenza, settanta anni fa, sono drammi devastanti che colpiscono donne vittime di mentalità chiuse, fatti che non dovrebbero assolutamente accadere: è infatti inconcepibile immaginare che qualcuno si possa ritenere padrone della vita di altri, oggi come lo era già settanta anni fa, figuriamoci se questo accade nei confronti delle donne, eppure la cronaca ci porta ogni giorno a confrontarci con delitti di questo genere!

Credi che in fatti come quello accaduto alla povera Saman o alla povera Samira El Attar sparita da Stanghella (Padova) nell’ottobre di due anni fa e in diversi altri casi simili, possa esserci una “giustificazione” legata alla cultura dei loro paesi d’origine?

Vedi, fatti come questi accadono ovunque nel mondo e, occorre ricordarlo, non solo per mano degli islamici. Noi siamo portati a dirottare il discorso esclusivamente su di loro ma è solo perché si perde la memoria di fatti anche molto recenti della nostra storia. In Italia è solo con la legge n. 442 del 5 agosto 1981 che viene abolito l’articolo 587 del Codice Penale che recitava: “Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni.
Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella
“.

Il delitto d’onore e il matrimonio riparatore erano due regali del Codice Rocco, se ben ricordo, un “codice” fascista per intenderci, ma successivamente, negli anni 70, vi furono importanti lotte che produssero, fra l’altro, le riforme del “nuovo” Diritto di Famiglia.

Esatto. Prima dell’81 era normalissimo ritenersi in diritto di difendere l’onore e la legge garantiva questo diritto, “regalando” spesso eclatanti sconti di pena. Purtroppo questo senso dell’onore, insieme a mille altre assurde motivazioni, è ancora vivo nella cultura di troppa gente: la cronaca di ogni giorno ci racconta di delitti efferati compiuti su donne in tutto il mondo ma in Italia era ancora di più ritenuto “normale”, anzi garantito dalla legge e questo dice tutto. Poi, per fortuna la pressione, le ribellioni delle donne, degli uomini, come diciamo sempre, di tutta la società civile, sono riuscite a scardinare le basi su cui si fondava quella legge fascista e a farla abrogare.

Già, in effetti è cambiato molto da allora.

Sì, il Diritto nei confronti della persona in generale e della donna nello specifico ha fatto passi da gigante ma NOI TUTTI dobbiamo continuare a lottare.

Purtroppo, spesso siamo portati a vedere solo gli aspetti negativi di ciò che accade intorno a noi.

Sì sembra che tutto sia fermo, statico ma non è così: le cose cambiano e cambieranno in proporzione alle spinte che noi diamo e daremo. Noi vorremmo in tempo reale tutti i cambiamenti del mondo ma questo è sciocco anche solo pensarlo. Su di noi quanti cambiamenti non facciamo, quante le cose “sbagliate” che facciamo noi o i nostri parenti, i nostri figli o i nipoti… e allora?

Allora non ci resta che lucidamente lottare per tutti i diritti calpestati anche quando ancora non sono riconosciuti dalle leggi, perché presto o tardi si riuscirà ad ottenerli. Pensa ad Obama, primo presidente degli Stati Uniti a non essere bianco, cosa impensabile prima di allora, eppure è accaduta. Questo vuol dire che il razzismo è finito? Assolutamente no però certe leggi sono state abrogate ed è stato possibile che fosse eletto.

Dunque dobbiamo continuare a lottare senza guardare solo agli aspetti negativi di ciò che ci succede intorno. Ma davvero credi sia possibile?

Dobbiamo renderci conto che tutto può cambiare e che il cambiamento dipende solo da noi ed è proporzionato alla spinta che tutti i cittadini possono e devono esercitare.

Noi facciamo la nostra parte, sereni, perché se davanti alle cose negative continuiamo a ripeterci che non è possibile, che non ce la faremo mai, stiamo decisamente affrontando il problema in modo errato.

La storia ci ha sempre parlato chiaro: tutte le cose sono cambiate piano piano e, tante altre, stanne certa, cambieranno.

 

 

Daniela Giuffrida

Autrice - International Member – GNS PRESS ASSOCIATION Scrittrice e Blogger freelance. Collabora con alcune testate on-line nazionali e siciliane. Attivista No Muos. Di cuore siciliano, instancabile attivista e documentarista delle lotte sociali, degli accadimenti della propria terra e non solo.

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