SENEGAL – ULTIMA SPIAGGIA: LE CANARIE – IN 426 ANNEGANO NELL’ATLANTICO

Di Daniela Giuffrida

Circa 480 (quattrocentottanta!) baldi giovanotti, pieni di muscoli e voglia di fare nulla, sono morti in mare o risultano dispersi al largo delle coste senegalesi da sabato 24 ottobre: 5 naufragi e tutti in una sola settimana! Non sappiamo la cifra esatta né se ci fossero fra loro avvenenti fanciulle, bimbetti ben nutriti o “untori” di sorta.

A darne notizia l’ONG “Alarm Phone” che, essendo una ONG – creata da reti di volontari, con esperienza di attivismo ai confini esterni dell’Europa in reti come Welcome to Europe, Afrique Europe Interact, Borderline Europe, Noborder Morocco e Watch The Med – è certamente in mala fede e chissà quante balle ci sta raccontando!

Ma prendiamo per buone le fonti locali citate dalla ONG.
Si è trattato di 5 naufragi: due sabato 24 ottobre, quando si sono registrati 180 decessi;
41 morti e un disperso, martedì 27, quando una imbarcazione con 80 persone si è scontrata con una motovedetta della guardia costiera senegalese.
Mercoledì 28 è affondata un’imbarcazione con un’ottantina di migranti a bordo: oltre 50 i morti e 27 i passeggeri recuperati al largo della Mauritania. Infine, venerdì scorso altre 150 persone hanno perso la vita a bordo di un’imbarcazione che ne trasportava circa 300, al largo di Dakar.
Sembrerebbe ci sia stato un sesto naufragio, confermato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), che avrebbe riguardato 140 persone su circa 200 partite il 23 da Mbour, ma il governo di Dakar in una nota ha smentito riferendo che i morti sarebbero stati solo 6.
Stando così le cose si tratterebbe di 426 morti certi ed un numero imprecisato di dispersi.
Tutti tranquilli, però, niente paura, questi non erano diretti da noi, volevano solo andare a stendersi al sole delle Canarie: 480 profittatori che, da bravi untori, volevano solo andare ad infettare quattro “canari”, lontano da coste italiane o europee. Insomma, mica poi così tanto lontano visto che le Canarie sono territorio spagnolo (è proprio una fissazione la loro, niente da fare!).
Sembra che la maggior parte di quelle imbarcazioni fosse partita da Thiaroye, divenuto porto di partenza privilegiato per i trafficanti di esseri umani.
Ma perché queste “persone” scelgono la rischiosa rotta atlantica e non fanno come tutti gli altri, attraversando il deserto per raggiungere le coste nordafricane e da lì partire per la “crociera” che le porterà fino alle coste italiane? Niente niente sono più “sfaticati” degli altri loro “compari-untori”?
E poi, che vogliono i Senegalesi?
Ma il Senegal non è una specie di “paese-capofila” per tutti gli altri della fascia subsahariana e non è fra i paesi africani più occidentalizzati? Certo, basta sostare nell’aeroporto della capitale o camminare per le strade della stessa, perchè ti capiti di sentire parlare in italiano e con una frequenza che ha dell’incredibile ma questo accade perchè tantissimi di loro hanno vissuto in Italia per brevi o lunghi periodi, sono già stati ospiti del nostro paese e stavano tanto bene; ma siccome sono anche ingrati, han deciso di tornarsene a casa loro dopo averci “derubato” anche della nostra lingua e di qualche nostro dialetto.
In verità e se proprio vogliamo dirla tutta, in Senegal si vive un po’ meglio che negli altri paesi subsahariani, ma l’economia – basata sul turismo, l’agricoltura, la sfruttamento minerario (da parte dei soliti noti), l’edilizia e la pesca – sta vivendo gravi problemi: la crescita demografica e le condizioni climatiche, insieme ai seri problemi di approvvigionamento idrico – oltre che elettrico e di smaltimento dei rifiuti – hanno provocato importanti carestie e quindi anche un grande esodo della popolazione rurale verso le città della costa.
Gli abitanti di Dakar (circa 1 milione e 200.000), per esempio, sono costretti a vivere il traffico intensissimo della capitale e a sorbirsi l’inevitabile aumento dell’inquinamento sonoro ed atmosferico. Ma non è finita qui.
La crisi economica è diventata in quest’ultimo periodo insostenibile grazie alla concessione di licenze di pesca a compagnie CINESI, così che molti pescatori non sono più in grado di vivere col pochissimo pescato che riescono a portare a riva e non possono far altro che cercare nel paese europeo più vicino: le Canarie, appunto, facendo lievitare in quest’ultimo anno il numero dei migranti accolti, dai 2.557 dello stesso periodo del 2019 agli 11.000 di queste ultime settimane.
fonti: Alarm Phone – Ag. DIRE – Redattore Sociale

daniela giuffrida

Autrice - International Member – GNS PRESS ASSOCIATION Scrittrice e Blogger freelance. Collabora con alcune testate on-line nazionali e siciliane. Attivista No Muos. Di cuore siciliano, instancabile attivista e documentarista delle lotte sociali, degli accadimenti della propria terra e non solo.

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